Erice

Erice, come sospesa tra le nuvole, ancora circondata da 700 metri di mura ciclopiche, offre specialmente in inverno, immersa nella nebbia, un’atmosfera irreale e fuori dal tempo. A pianta triangolare, l’abitato di Erice, il cui nome ha origini mitologiche (Eryx è il nome del re degli Elimi che sul luogo dell’antica Elymian fece costruire un tempio dedicato alla dea Afrodite, sua madre, che diviene così protettrice della montagna e ogni notte nell’area sacra veniva acceso un grande fuoco che serviva da faro per i navigatori), ha conservato la sua struttura medievale, con strade lastricate e case in pietra dai portali istoriati, piazzette e slarghi su cui si affacciano le numerose chiese, tra cui la medievale Chiesa Matrice. Pare siano stati gli esuli della città di Troia a fondare la città – quegli esuli che poi originarono la popolazione degli Elimi, fondatori anche di Segesta. La città passa poi in mano ai Romani, che veneravano qui la Venere Ericina. Così come avvenne per il resto della regione, anche Erice subisce il dominio di Normanni, Svevi e Spagnoli, conoscendo periodi di sviluppo architettonico e culturale. Erice è storia, folklore ma anche gusto: impossibile non citare le famose e imperdibili genovesi, pastafrolla ripiena di crema pasticcera: una vera delizia per il palato.
Si accede alla città da due strade che, risalendo la montagna, offrono straordinarie vedute panoramiche sul paesaggio. La forma urbana ricalca quella di un triangolo equilatero: su due vertici sorgono il Castello di Venere e la Matrice e in posizione baricentrica si eleva la Chiesa di San Pietro con l’annesso monastero. Il tessuto viario è un intricato labirinto di stradine acciottolate e di vicoli stretti ma aperti a improvvise visuali su chiese e monasteri, che qui sono più di sessanta. Nella Matrice, risalente al XIV secolo e costruita, secondo la tradizione, con materiale proveniente dal tempio di Venere, sono degni di nota il portico gotico, aggiunto un secolo più tardi, e un bel rosone rifatto su disegno originale. Di fronte si erge, isolata, la torre campanaria, in origine torre di avvistamento coronata da una merlatura ghibellina. Particolarmente suggestivo il giardino del Balio, che circonda il “Castello di Venere”.
Se l’aria è particolarmente limpida, il panorama si estende fino alle Egadi e a Pantelleria.