Pantelleria, l’antica Cossyra 2017-06-23T18:56:37+02:00

Pantelleria, l’antica Cossyra

Più vicina alla Tunisia (70 Km) che alla Sicilia (110 Km), Pantelleria è stata battezzata dagli Arabi, che l’hanno abitata per 400 anni, Bent el-Rhia, “figlia del vento”.  Alle coste frastagliate di roccia lavica scavata dalle onde, si contrappone la zona interna coperta da vigneti da cui si ricava il rinomato Passito o il Moscato di Pantelleria, da fichi d’india e da coltivazioni di capperi dall’aroma intenso e penetrante. Il paesaggio è caratterizzato dai dammusi, case in pietra lavica dalle cupole bianche e dagli intonaci chiari, divenuti simbolo architettonico dell’isola. Abitata fin dal III millennio a.C. grazie alla presenza dell’ossidiana, oro nero della preistoria, data la sua posizione strategica come punto di sosta sulle rotte mercantili, viene trasformata in una vera colonia dai Fenici. Abili artigiani vi producevano anfore, ceramiche e le famose macine in pietra lavica più grandi dell’epoca ed esportate in tutto il Mediterraneo. Uno dei luoghi più magici e affascinanti è sicuramente il lago di Venere dove sono tornati alla luce i testi di un edificio di culto utilizzato in epoca punica, ellenistica e romana.

Le contrade dell’isola sono undici e sono facilmente riconoscibili per la presenza in ognuna di esse della chiesa dedicata ad un santo protettore e di uno o più circoli. Le innumerevoli chiesette rurali, costruite a partire dal 1500, sono dei veri e propri gioielli nascosti nel paesaggio dell’isola. Realizzate utilizzando la tecnica a costruzione tipica del dammuso, presentano una navata centrale con copertura a botte e spesso navate laterali e abside con copertura a volta. All’esterno presentano un sacrato delimitato da comode “ducchene”, sedili in pietra mattonati, forniti di spalliere.

Le contrade, con i loro circoli e le chiesette, rappresentano il vero cuore pulsante dell’isola, dove ancora le tradizioni legate alla società contadina si manifestano nella loro più naturale essenza, esempi tangibili dei valori del tempo passato e testimoniano la capacità dell’uomo di adattarsi all’ambiente che lo ospita senza alterarne la natura.