Il Santuario di San Calogero – Agrigento 2017-06-20T20:01:49+02:00

Il Santuario di San Calogero

Il santuario di San Calogero è uno dei luoghi di culto cattolici più importanti e antichi di Agrigento. L’edificio risale a un’epoca compresa tra il XIII e il XIV secolo, periodo in cui la città di Agrigento era governata dalla famiglia Chiaramonte. L’edificio, di piccole dimensioni, è stato edificato fuori le mura dell’antica città medievale, in una zona che veniva considerata abbastanza remota poiché, in quel periodo, era presente un grande fossato, detto “la Nave”, che rendeva impervio il raggiungimento della località. La tradizione vuole che nella medesima zona dove sorge la chiesa abbia soggiornato, nel V secolo, il veneratissimo Santo.

L’interno dell’edificio è diviso in tre navate da una doppia fila di sei colonne corinzie che, un tempo, erano ornate da festoni in stucco, scrostati probabilmente nei restauri degli anni quaranta. Le composizioni a tralci floreali riportavano idealmente all’albero e al suo significato simbolico, tipico della tradizione cristiana. La colonna, come l’albero, è collegamento fra la terra e il cielo, rappresentando così l’unione tra Dio e l’uomo. Nel complesso la chiesa appare piuttosto sobria e la parte centrale è costituita dall’abside dalla conformazione rettangolare, con tre cappelle incavate quasi nello stesso piano, che conferiscono, nell’insieme, l’idea di una iconostasi bizantina.
La cappella al centro, contenente la nicchia dove è riposto il simulacro di San Calogero, è ornata di pregevoli stucchi. Rilevanti sono i particolari con le riproduzioni dei simboli identificativi del santo, ovvero il bastone e la cerva: il bastone rappresenta il sostegno che il Santo usava nel suo peregrinare; la cerva è un simbolo presente nella vita del Santo. Secondo la tradizione popolare, infatti, il santo si nutriva del latte di una cerva che un giorno venne uccisa da un cacciatore, un certo Arcario. Quest’ultimo, perdonato dal santo, divenne suo devoto discepolo.
Nella struttura delle cappelle di destra e di sinistra dell’abside è presente una cupoletta a forma di valva di conchiglia che, oltre ad essere un elemento decorativo di particolare pregio, è simbolo di nascita e fertilità.

La Festa di San Calogero

Il Patrono di Agrigento è San Gerlando ma i festeggiamenti che sono tributati a San Calogero non hanno eguali probabilmente in nessun altro angolo del mondo.  Durante gli otto giorni di festa, dalla prima alla seconda domenica di luglio, si intersecano misticismo, antiche tradizioni, leggende e profonda fede cristiana che si uniscono e sprigionano un’energia difficilmente traducibile in semplici parole. Si narra, infatti, che il monaco Calogero, venuto in Sicilia ad evangelizzare e diffondere la fede cristiana, durante un lungo periodo di pestilenza andasse in giro a chiedere del pane da dare ai poveri. La gente, rintanata in casa per paura della peste, al passaggio del monaco avrebbe lanciato il pane dalle finestre per evitare che Calogero si avvicinasse troppo alle proprie abitazioni. A testimoniare la profonda fede nei confronti del santo legata alle antiche tradizioni, basta vedere le manifestazioni che pone in essere, chi abbia ricevuto una grazia. Ancora oggi, durante i festeggiamenti si assiste ai viaggi a piedi nudi dalla propria abitazione fino al Santuario a lui dedicato, alle rappresentazioni grafiche delle malattie e delle disgrazie, alle “vestine” bianche fatte indossare ai bambini. Durante il periodo dei festeggiamenti solitamente vengono organizzate anche manifestazioni di carattere culturale.

I festeggiamenti iniziano il venerdì antecedente la prima domenica di luglio con l’intensificazione delle funzioni religiose in Santuario per l’accoglienza dei fedeli che iniziano i pellegrinaggi al Santo e inizia, nel pomeriggio, l’Ottavario predicato che vede il tempio gremito di fedeli; viene inaugurata l’illuminazione straordinaria della città e i tamburi caratteristici girano per tutte le strade annunciando, con il loro suono l’avvicinarsi della festa, e nelle strade vicine delle bancarelle, con prodotti di tutti i generi principalmente dolciari, ricordano a tutti il momento festoso. Il programma della domenica ha inzio la mattina con “l’Alborata”, lo sparo di mortaretti e la “Fiera” di equini, bovini, ovini, attrezzi agricoli tradizionali e moderni. Alle 9 l’inizio delle celebrazioni religiose.

A mezzogiorno la statua del Santo deposta dal suo abituale posizionamento sull’abside e fissato da robusti perni sulla “vara”, viene portato in processione dai devoti portatori, a cui è affidata per tutta la giornata, e che trasporteranno in spalla per le vie della città lungo il tradizionale percorso che va da via Atenea fino a porta Addolorata. Qui alle 18 la statua del Santo viene posta sul carro trionfale. Alle 20.30 inizia la processione che si conclude al viale della Vittoria, con la partecipazione delle autorità comunali e delle confraternite di Agrigento. Dopo lo spettacolo pirotecnico, “a maschiata di San Calò” e la fiaccolata, la statua del Santo farà rientro al santuario.